lunedì 26 gennaio 2009

Loneliness Signs

Avere un telefonino che suona solo per:

- la sveglia mattutina
- sms riguardanti la tua carta ricaricabile
- "Chi parla ? Ah, mi scusi, ho sbagliato numero"
- la conferma di un acquisto con la carta di credito

Avere uno scambio di e-mail che contengono tutte le combinazioni possibili tra:

- Ma quando ci vediamo ? Dai, vedi di organizzare tu , ti riesce cosi' bene ...
- Scusa se ultimamente non sono molto presente, ma sai, ho moltissimi impegni
- Ci sentiamo
- Perche' non ci vieni a trovare ?

Segnali vari:

- L'altra meta' del letto e' sempre fredda
- Il sedile destro dell' auto serve come mini guardaroba
- Le occhiaie non sono dovute ad una notte di sesso sfrenato (ne' comunque ad altre motivazioni sessuali)
- Il prenotare un posto in un locale e' preceduto da eventuale acquisto di carta e penna per
poter riempire i vuoti temporali comportandosi come se ci si trovasse in una trasferta di lavoro

martedì 20 gennaio 2009

Free Thinking

Ho visto molti film nei quali una invenzione proiettava il protagonista in una dimensione diversa.
Nella vita reale mi sono reso conto che basta una frase per scagliarti in un altro universo.
Un universo che rende totalmente estraneo quanto finora pensavi di conoscere.
La relativita' allo stato dell' arte.
In pochi minuti una intera esistenza di punti fermi viene spazzata via.
Ti ritrovi a fluttuare in uno spazio mai visitato prima, dove la sensazione di essere perduto
e' alla base di tutto.
Devi cambiare dizionario, quello che prima comprendevi non ti serve a nulla.
Devi cambiare stile di vita, quella precedente la ricordi a malapena.
Devi guardarti introrno perche' nuove paure ti assalgono in continuazione.
La sensazione che la vita precedente sia appartenuta ad un altro.
Il pensiero, oppure il chiedersi continuamente se tutto cio' non sia una finzione.
La fuga nell' estraniarsi, la speranza che una nuova identita' ci possa riscattare.
L'impressione di una caduta eterna, espansa, irrefrenabile.
La voglia di ridere per tutto quello che d'ora in avanti ti verra' svelato, sussurrato, dichiarato
o semplicemente detto.

venerdì 16 gennaio 2009

Vorrei svegliarmi domani

in un altro tempo, diverso dal passato,
dal futuro e da questo presente,
un altro mondo, lontano , ancora invisibile,
una dimensione diversa, ancora da scoprire.

Con un altro cervello per avere pensieri nuovi,
un altro corpo che curi da solo le ferite,
un altro sguardo auto regolato sulla serenita'.

Forse riuscirei a fare a meno di tutto questo
se una mano passasse tra i miei capelli
ed un viso sorridente accompagnasse almeno i primi minuti
senza poi cambiare ...

mercoledì 14 gennaio 2009

A very little gift

Una estate molto calda, tempo di andare in ferie.
Lavoravo da poco tempo e la sensazione di avere le vacanze pagate non era affatto spiacevole.

Il lato negativo era che mancava sempre meno alla data di una possibile partenza,
ma a quanto pare non c'era la fila di candidate pronte ad accompagnarmi.

Cosi' la prima settimana libera invece di optare per il mare optai per rimanere in citta',
girando sul tardi in cerca di un po' di frescura.

Ed una sera io e la mia macchina incontrammo una ragazza che faceva l'autostop;
utilizzai tutta la potenza dei freni a disco per poter esprimere al meglio un gesto di galanteria.

Lei sali' in macchina. Era un bel tipo, vestita in modo sportivo, da studentessa appena
uscita da un corso serale.

Le chiesi dove fosse diretta, e la risposta mi fece capire che doveva andare dall' altra parte
del mondo. Ma avevo tutto il tempo a disposizione e benzina a sufficienza per portarla oltre.

Durante il lungo percorso parlammo del piu' e del meno, grazie anche ad uno stereo tenuto
a volume da sottofondo, quasi da piano bar.

E visto che eravamo in piena estate, il discorso fini', immancabilmente, sul quando partire
e sul dove andare.

Lei si tenne sul vago, sostenendo di trovarsi nella mia stessa situazione.
In pratica non aveva nessuna idea di cosa scegliere. La cosa li' per li' non mi dispiacque.

Non mi dava fastidio l'idea di andare in vacanza con una persona con la quale mi ero appena presentato.
Del resto non potevo avere la piu' pallida idea di quanto potesse risultarmi sconosciuta.

Arrivati a destinazione mi guardai bene da ricorrere alle classiche avances da playboy da strapazzo ma non riuscii a trattenermi dalla altrettanto classica richiesta del numero di telefono.
Tanto ero convinto che avrei ricevuto una combinazione di numeri a caso.

Dopo qualche giorno mi feci coraggio, componendo il numero piu' volte fino alla penultima cifra per poi ripensarci. Alla fine riuscii a fare il numero completo. Segnale di libero.

Al quarto squillo mi rispose. Ricordava chi fossi, buon inizio.
Provando a rimanere sul vago le chiesi se avesse ricevuto una proposta allettante per le due
settimane che aveva a disposizione.

La sua risposta immediata fu che aveva scelto di limitare il periodo a 7 giorni, per il resto
nessun problema, potevamo partire insieme, se volevo rimanere oltre lei sarebbe tornata da sola
e comunque ...

"Comunque ? " chiesi io.
"Comunque dovresti farmi un regalino ... " disse lei, angelicamente.

Il mio cervello inizio' a lavorare oltre la velocita' di una navicella spaziale.
Una parte di me litigo' con l'altra, sostenendo che avevo capito male, che non poteva essere ...

Alla fine decisi che non avevo nulla da perdere, potevo permettermi di fare la figura
dell' imbecille tptale ma dovevo sapere. Il meglio che riuscii ad inventare fu "Che tipo di regalo ? ".

La ragazza fu vagamente esplicita.
Mi informo' che aveva lasciato perdere gli studi, che tanto non l' avrebbero portata a nulla di concreto, e che di conseguenza aveva scelto di fare la squillo, ovviamente di alto bordo.
Abitualmente accompagnava uomini che per eta' erano piu' papabili come padri o nonni,
quindi con un quasi coetaneo poteva permettersi uno sconto, e visto che "chiaramente" non
ero un giovane ricco, aveva pensato che poteva permettersi uno svago di non piu' di 7 giorni e per
non rimetterci troppo economicamente, avrebbe gradito che oltre al viaggio ed all' albergo
le avessi anticipato qualcosa come l' equivalente di un mio stipendio.

Visto che non rispondevo nulla mi informo' che aveva intenzione di proseguire nella attivita'
per 3 anni, il tempo necessario a mettere insieme una somma per vivere di rendita.
Era la dimostrazione vivente del detto che vuole le donne sedute sulla propria fortuna.

L'altra parte di me, quella che aveva vinto la scommessa, liquido' il tutto con un
"Ti ringrazio per la proposta, ma uno chiaramente non ricco non potrebbe poi permettersi le
cure necessarie dopo aver trascorso una settimana con una squillo".

Ebbi l'impressione che la linea fosse caduta.

martedì 13 gennaio 2009

Workspaces

Quello che sto per raccontare e' una favola di un po' di tempo fa.
C'era una volta ...
No, in effetti non e' una favola. purtroppo e' la realta' per molti di noi.
Non voglio parlare di condizioni estreme, per questo esistono libri e scrittori molto piu'
autorevoli del sottoscritto; mi occupero' soltanto del mio WorkSpace (in inglese suona piu' aulico,o almeno piu' fantascientifico, da camici bianchi in ambienti incontamati).

Non ha importanza il campo di applicazione, e questo si capira' meglio piu' avanti.
Voglio parlare di quello che accomuna i vari ambienti di lavoro, elencando pochi elementi
per non essere prolisso, tanto dovrebbero rendere comunque l'idea.

1) Orario di lavoro.
Chi come il sottoscritto arriva prima delle 7, per motivi pratici (evitare di iniziare la giornata
gia' "nervosetti" per via del traffico) fa parte degli invisibili, o per meglio dire, della
antica tribu' dei Cojones. Il "vero" lavoro inizia il pomeriggio. Le riunioni devono essere
indette dalle 15:30 in poi. La mattina e' una sorta di limbo.

2) Relazioni tra colleghi.
Dominio della falsita' allo stato dell' arte. Persone che fino a pochi minuti prima si sono
sputtanate a vicenda ognuno con il suo gruppo di colleghi, le vedi tranquille invitarsi al bar
ed una volta li' scambiarsi sorrisi e battute come amici di vecchia data.
Perfetta uguaglianza uomo-donna, nel senso che questo avviene a prescindere dalla propria natura sessuale.

3) Uso del telefonino.
Il telefono fisso non esiste piu'. Ne possono essere presenti venti, tutti funzionanti, ma vuoi mettere quanto e' piu' trendy parlare al telefonino ? Ovviamente non seduti, o alzandosi per andare in un posto piu' riservato.
Il must e' deambulare, possibilmente con auricolare Bluetooth, piu' fico, indubbiamente.
Occorre far vedere che si sta lavorando anche in situazioni estreme, prendendo decisioni di primaria importanza, anche se dall' altra parte c'e' la mamma alla quale stanno chiedendo se i calzoni che le hanno portato sono stati finalmente lavati e stirati.
Poi in effetti non ha assoluta importanza se dall' altra parte (stavo dicendo del filo, che stupido) c'e' qualcuno in ascolto o meno.
Basta mettere il telefonino in "silence mode" (onde evitare di ricevere VERAMENTE una telefonata facendo cosi' una figura de mer, alla francese) ed iniziare a passeggiare in luoghi frequentati.
L'importante, anzi l'obbligatorio e' essere visti, altrimenti la messainscena non ha piu' senso.

Non vorrei che in un futuro prossimo. visto che cosi' abbiamo cinema, teatro e reality-show gratis, a qualcuno venisse in mente di decurtarci dallo stipendio una somma sotto la voce "intrattenimento".
Di questi tempi ...

Ed ora non ditemi che non siamo colleghi ...

lunedì 12 gennaio 2009

Cut off

Anni fa alla fine dell' ultima manifestazione realmente politica alla quale presi parte,
venni avvicinato da una ragazza tedesca.
Di tedesco, nel senso di stereotipo, aveva capelli chiari ed occhi azzurri.

Bella lo era, indubbiamente.
Inoltre fragile come possono essere solo le ragazze appena uscite da una brutta storia.

Era venuta in Italia per vedersi con il suo ex, per chiarire alcune cose in sospeso.
L'ex aveva fatto del tutto per sparire, quindi non sapeva cosa fare, dove andare e tutto
il corredo di sensazioni di abbandono che seguono a situazioni del genere.

Io non mi ritengo un adone, ma a mio giudizio in quel periodo lo ero ancora meno o forse avevo
il fascino dell' uomo politicamente impegnato; fatto sta che in un luogo molto affollato
come puo' essere una piazza del centro di una grande citta' in pieno pomeriggio, lei "scelse" me.

Si avvicino' quasi con la vergogna di chiedere qualcosa e riusci', in inglese,
a pronunciare una richiesta di delucidazioni riguardo un luogo che non riusciva a raggiungere.

Mi proposi di accompagnarla, ovviamente a piedi, e non per quello che comunemente si potrebbe
pensare: il mio istinto da "sono nato per aiutarti" ebbe il suo naturale predominio,
non potevo che comportarmi cosi'.

Lungo la strada mi fece un riassunto dei suoi primi 22 anni di vita, del perche' fosse
arrivata senza alcun tipo di organizzazione (il che per una tedesca e' proprio sintomo
di qualcosa che non va proprio) e concluse con un ritratto molto efficace del motivo
della sua "visita".

In parole povere capii che era stata presa per bene in giro, un Evergreen, "sedotta e abbandonata".

Le cercai un posto tranquillo per passare la notte ed almeno una settimana successiva.
La informai del mio numero di telefono (non proprio mio, vivevo ancora dai miei) pensando
contemporaneamente che tanto non avrebbe mai chiamato.

Invece mi chiamo' il giorno dopo.
Per due settimane ci frequentammo, le trovai anche un lavoro temporaneo, mi feci letteralmente
in quattro per esaudire ogni suo tipo di desiderio, o quasi ...

Poi subentro' la paura e presi una decisione allucinante: feci rispondere al telefono che "non c'ero".
Paura di cosa ? Di non essere all' altezza innanzitutto.
Poi, guardandomi allo specchio, continuavo a chiedermi cosa trovasse in me.

Tempo fa mi capito' di vedere un film francese, dal titolo che potrebbe da solo spiegare il
motivo del finale di questa storia.

"Troppo bella per te".

martedì 6 gennaio 2009

Contro-analisi

Il gruppo di dottori che aveva in cura S. disse che non aveva nulla che potesse essere trattato
con farmaci. Dopo una serie di analisi risultava perfettamente normale.

Leggendo la diagnosi S. chiese "Cosa intendete liquidandomi come normale ? ".

Il gruppo si guardo' perplesso in faccia, poi un elemento si decise a spiegare.
"Nella norma, lo dice il termine stesso. Lei e' uguale a tutti gli altri, ne' piu' ne' meno.
Non soffre di nessuna patologia classica o estrema, quindi sarebbe del tutto inutile prescriverle
una qualsiasi cura. Lei semplicemente non deve guarire da nulla".

S. penso' di apprezzare sempre piu' il detto sull' oro ed il silenzio.

L'essere uguale agli altri, diagnosticato, era per S. peggiore di una comunicazione
di un male incurabile.

Uscendo dall' ospedale decise di entrare in un Internet Bar.
Aveva bisogno di bere e di collegarsi "agli altri".

Scelse il tavolino piu' lontano dall' ingresso, sistemo' caffe' e liquore a debita distanza
dal computer e si collego' in contemporanea ad una decina di siti.

Questa doveva essere per S. una sorta di contro-analisi.

I siti delle News parlavano ad S. di un mondo lontano, sempre piu' sconosciuto, sempre piu' ostile.

Guerre, sommosse, stupri, attentati, indagini mal condotte, corruzioni, real-tv, scommesse, crisi,
scandali, pagamenti a rate, montepremi, andamento delle borse, colpi di stato, matrimoni tra famosi.

I Social Networks avevano gruppi sempre piu' numerosi ed affollati che istigavano alla violenza
fine a se stessa, alla disuguaglianza sessuale-sociale-razziale, a vomitare sulle opinioni altrui,
all' inneggiare a persone delle quali S. avrebbe fatto molto volentieri a meno.

"Tempo sbagliato, luogo sbagliato" furono le uniche parole che S. pronuncio' nel locale.

Si reco' a casa, giusto il tempo di prendere con se' una cara amica.

Per poi tornare in ospedale, a rendere omaggio al gruppo di dottori.

Avevano ragione nel dire che non aveva bisogno di nessuna cura.

S. era la cura.

lunedì 5 gennaio 2009

Just Thinking About ...

La solitudine, quando non e' una libera scelta, e' come un regalo del quale avremmo volentieri
fatto a meno. Come ricevere un calcio in bocca appena usciti dal dentista.

Riprovo a vendere la casa dove abitavo. Ovunque vado, la solita litania "Deve considerare
che il momento e' critico ...". Ad ogni agente immobiliare mi viede da chiedere "Anche per voi ? "

In tempo di guerra i tedeschi uccidevano per rappresaglia 10 persone ogni loro soldato.
In tempo di pseudo-pace gli israeliani uccidono per autodifesa 100 persone ogni loro vittima.
Il sarcasmo della storia ...

Giorni fa parlavo con un mio amico di superstizioni.
"Pensa", dicevo io "il giorno del mio matrimonio una signora molto anziana mi
aveva chiesto che cerimonia fosse, perche' in quella piccola chiesa facevano solo funerali.
Poi mentre uscivo con la macchina un gatto nero mi aveva attraversato la strada.
Fossi stato mio nonno avrei annullato tutto ..."
E lui "Ma scusa, non e' vero che tua moglie dopo anni ti ha lasciato di punto in bianco ?"
Ha ragione, questo particolare mi era sfuggito ...

domenica 4 gennaio 2009

Strange world, strange word

Era ora di riordinare la libreria.
Da molto N. rimandava quello che un tempo era una sua abitudine: tenere tutto sotto controllo.
Occorreva sistemare la marea di oggetti che man mano aveva inondato quello spazio.

In effetti non era una semplice libreria, o meglio non conteneva soltanto opere in carta:
era piuttosto un catalogo multimediale appoggiato su cubi di legno sovrapposti o affiancati.

C'era pero' qualcosa che non quadrava, una nota stonata anche nel disordine:
una scatola poco piu' grande di un portadocumenti.
Questa dava a N. la sensazione di non sapere da quanto si trovasse li, e di non avere idea di chi la avesse sistemata sul lato sinistro della libreria, nel punto piu' alto.

La presenza di quell' oggetto lo innervosiva.

Piu' di quando, ascoltate una serie di note, non riusciva nell' immediato a dire il titolo del brano o almeno l'autore, oppure di quando, sentito un odore-sapore, non ne distingueva subito la natura.

D'altra parte qualcosa lo tratteneva dallo scoprire cosa fosse contenuto nella scatola stessa.

L'eterna diatriba tra curiosita' e timore per questa volta vide prevalere la prima.

Cosi' N. si decise a prendere una scala, se non altro per tirare giu' la causa del suo nervosismo.

Era pesante, segno che chi l' aveva preparata non aveva esitato ad inserire chissa' quanti oggetti.

Una volta aperta la scatola, la prima sorpresa N. la ebbe nel constatare che dentro erano presenti solo fogli e qualche biglietto di auguri di vario genere, quindi nulla che giustificasse il peso, almeno fisicamente.

La seconda colse N. ancor piu' impreparato in quanto, dopo aver letto le frasi, tutte a lui dedicate, si accorse che un termine era di gran lunga il piu' ricorrente, "amore".

La terza fu che, al contrario dei suoni, dei profumi o degli aromi, questa volta aveva
la certezza che neanche attendendo, o ricorrendo al vecchio trucco di pensare ad altro, sarebbe
riuscito a ricordarne il significato.

Quella parola non l' aveva mai sentita ne' tantomeno letta.

Dapprima ricorse al dizionario che teneva sempre a portata di mano, anche se spesso
il suo aiuto non era stato sufficiente a comprendere meglio.

Ed infatti anche questa volta la situazione venne resa piu' complicata.
Al termine sconosciuto si sovrapposero altri concetti sibillini come "sentimento", "romanticismo",
"stato di grazia".

N. decise che con il dizionario non era sulla buona strada.
Passo' quindi a qualcosa di piu' moderno: la consultazione di un motore di ricerca.

Ma anche cosi' la situazione non miglioro', anzi: ai concetti sibillini si uni' una moltitudine
di informazioni che rese il Caos, in confronto, un dominio dell' ordine.

Non solo. N. venne a conoscenza che nel passato intere generazioni di scrittori e poeti
avevano trattato l'argomento e che questa "tradizione" si era spinta fino al presente;
in particolare ora imprerversava un autore che a quanto pare era stato proclamato
come esperto in materia. Specializzazione: mondo dei giovani.

Facendo parte di una generazione che nel periodo giovanile di problemi non ne aveva avuti pochi,
N. venne portato a pensare che il termine "amore" fosse attribuibile a qualche sostanza pericolosa, forse persino illegale.

Decise quindi di ricorrere al sistema classico, la telefonata ad una persona amica.

"Ciao, sono N." esordi' con notevole originalita'.
"Ciao, come stai ? Era da tempo che non ci si sentiva ...". Originalita' ricambiata.
"Scusami, non ho tempo per i soliti convenevoli. Volevo solo farti una domanda"
"Vabbene, visto che non ti sento in vena di parlare di te, spara la domanda".
"Hai mai sentito parlare di una sostanza amore ?"
"Scusa un attimo, ti stai rivolgendo a me chiamandomi amore ?"
"No, amore e' il nome della sostanza"

La pausa che segui' non fu di pochi secondi. Finalmente dall' altra parte una voce riprese a comunicare.
"Senza offesa, cosa hai assunto per parlare cosi' ?"
"Se ti riferisci alle pillole ne ho prese 2 contro il mal di testa. Se parli invece di altro ho bevuto soltanto acqua e succo di pompelmo".
"Allora e' peggio del previsto ..." .

La voce amica si dilungo' in spiegazioni, in citazioni, in spezzoni di ricordi propri
ed in una moltitudine di ricordi che dovevano appartenere ad N.

Piu' il monologo andava avanti, meno N. riusciva a trattenere le risate.

Perche' quello che aveva letto sul dizionario e su Internet unito a quello che sentiva
provenire dall' altra parte del telefono gli risultava completamente ridicolo.

Decise che d'ora in poi il punto in alto a sinistra della libreria sarebbe stato
dedicato allo spazio "Autori Comici".

venerdì 2 gennaio 2009

Speed Dating

Per la prima volta nella sua vita (se non ricordava male) J. aveva accettato un appuntamento al buio.
O meglio, organizzato da amici reali per conoscere una persona finora virtuale.

Aveva soltanto posto una condizione. Che il tutto avvenisse in un "luogo neutrale".
In una casa sarebbe stato piu' difficile fuggire, letteralmente.

In effetti, fino a pochi minuti prima di entrare nel locale, si era chiesto a ripetizione
cosa stesse facendo ed in quale situazione-trappola si stesse cacciando.

La serata era fredda, e non vedeva nei pressi nessun campo dove poter raccogliere una margherita
per ripetere il rito "Entro, non entro ...".

La moneta da 1 euro volo' nell' aria, per un tempo indefinito.
Non riusci' ad afferrarla al volo per quanto tremavano le mani (dal freddo ?).
Pote' solo vedere sul marciapiedi che era visibile il numero 1, quindi doveva entrare.
"Nella peggiore delle ipotesi" si disse "vado in bagno e rilancio la moneta ..".

Penso' anche che lasciare che il proprio destino dipendesse in qualche modo
dalle fluttuazioni di un pezzetto di metallo non era buon segno del suo stato mentale.
Ma oramai era in gioco, poteva solo sperare in una conclusione a suo favore.

Il pub era semiaffollato, nessun segno dei suoi amici ne' della invitata.
Chiese informazioni sul tavolo prenotato, quindi prese posto non senza avere ordinato
qualcosa per "tirarsi su'".

Il telefonino annuncio' l'arrivo di un sms dal quale veniva a conoscenza che per motivi
di traffico l' appuntamento slittava di almeno mezz'ora.
Esito' sul rispondere o meno in modo esaustivo, alla fine opto' per uno standard "ok".

Uno degli aspetti che meno amava negli incontri era il dover aspettare.
La serata quindi per J. iniziava sotto cattivi auspici.
A meno che ... Quasi come un segno del destino la sconosciuta entro' in quel momento nel pub.

Chiese anche lei del tavolo, quindi la distanza tra lei e J. divenne sempre piu' corta, da brivido.
Ebbe solo il tempo di rendersi conto che di persona era meglio di come era stata descritta.
Ma era decisamente troppo presto per poter capire se il destino si era finalmente deciso a fare una svolta ad U.

J. penso' nei pochi secondi che mancavano alla presentazione ad un mix di frasi fatte ruotanti intorno al concetto di una bella giornata che si giudica da come va il mattino.
Ebbe soltanto il tempo di asciugarsi al volo la mano destra con una piega della tovaglia,
che essendo di carta non facilito' il compito.

"Tu devi essere J., immagino ..:" esordi' lei con una voce che gli ricordo' brani musicali
di suo gradimento se non altro per la impronta sexy della cantante.
"Si, immaginazione funzionante", rispose J., da automa ebete. "Che risposta del cazzo", si disse.

La sconosciuta fece finta di nulla, limitandosi a sorridere ed a sedersi, contemporaneamente.

La partita a scacchi poteva iniziare.

giovedì 1 gennaio 2009

New Year First Note

Qualche rettifica a "Bonne Nuit"

- Il vino era un Riesling, ancora meglio
- Le bocce della protagonista di "Hipnos" mi hanno stranito quindi sono passato
ad un piu' tranquillo Dvd musicale
- Poi mi ha stranito pure il dvd musicale, forse perche' ascoltavo i brani e pensavo ad altro ...
ebbene si, da quel punto di vista sono ancora un adolescente.
___

La potenza delle webcam.
Ero sintonizzato su una di Berlino, inquadratura Duomo, torre di Alexander Platz, Schloss
(http://www.dhm.de/webcams/WEB4.html).
Poco piu' di 2 mesi fa paseggiavo proprio in quella direzione.
Mi sono sorpreso ad allungare la mano per toccare l'immagine. Come un bambino.

Sull'altra webcam vedevo Unter den Linden, erano le 21:30 e gia' avevano dato inizio ai giochi di luce.
Vorrei essere stato catapultato in mezzo al viale, anche nudo, nonostante i -7°.
In fondo si trattava soltanto di 1940 km, non avrei chiesto molto.

Nella mia mente sono passati in successione ricordi di capodanni piu' o meno distanti nel tempo.
Le delusioni riescono a cancellare ogni bel momento, di qualsiasi livello sia stato.
Rendono tutto una enorme presa per i fondelli.
Ma, come si usa dire, "in vino veritas", quindi ho preferito non andare oltre.

Ieri sera tra portatile, web, stereo, lettore dvd e schermo lcd, ho raggiunto una
delle forme estreme del multimediale. La dissociazione allo stato dell' arte.

Ho capito perche' mi piace il vino bianco. Quasi ghiacciato.
E' come bere le proprie lacrime. Unica differenza : sono fredde.