sabato 17 ottobre 2009

Dancing


Risto-lounge.
All' interno casino quasi totale.
Sulla sinistra una festa di adolescenti provvisti di pile nucleari che rendono
il loro urlare continuo oltre che fasdidioso.
Sulla destra una festa di laurea, coppie di ragazzi e ragazze che costituiranno
il nostro futuro ente gestore o classe dirigente che dir si voglia.
In mezzo il nostro tavolo e quello di qualche aficionado, fronte piano bar.
Il cantante e' bravo, indubbiamente, un po' stranito anche lui dal caos proveniente dalla sua destra.
Alza il volume per bypassare il frastuono, e di conseguenza diventiamo sordi.
Riesce comunque a capire cosa dice una bella presenza femminile che lo allietera' per il resto della serata,
e a comprendere i brani che una ragazza chiede con tanto di dedica per il festeggiato.
Quest'ultima non so se per farsi capire usa le parole o si esprime tramite scollatura,
ma tanto l'esecutore comprende, e questo in fondo e' l'importante.
Tra noi quattro parliamo a gesti, provando a decifrare quel poco che ci comunica un cameriere distratto.
Di colpo l'atmosfera cambia, i pargoli ci graziano andando all' esterno, il neolaureato & company
si spostano in una sala attigua e rimane il pubblico da night.
Due tavoli dopo sono occupati da un uomo in compagnia di due donne.
La loro eta' non e' piu' giovanile ma si divertono.
Ad un certo punto lui, cavaliere, inizia un lento con entrambe le dame.
Li guardo mentre ballano, o meglio si muovono trascinando lentamente il passo, ma sono li',
in mezzo al locale, incuranti di eventuali sguardi ridanciani.
E penso alla mia antipatia verso il ballo, che probabilmente dipende dal mio esser 'cresciuto'.
Non avevo neanche quattro anni, mia madre ancora ride quando me lo racconta, anche se allora
il tutto era iniziato con un bello spavento.
Eravamo a passeggio per il centro di Roma, via del Corso, sotto quella che oggi e' la Galleria
dedicata ad Albertone.
Ad un certo punto ne' mio padre ne' mia madre riuscivano a capire dove fossi finito.
Allora ero molto piu' irruento di ora ( ... scherzo :-)
Poi avevano notato un gruppo di persone in cerchio che stavano osservando ...
un bambino che ballava il twist e poi passava a chiedere i soldi.
Mi avevano portato via imbarazzatissimi, e mi ero giustificato dicendo che li raccoglievo
per regalare la pelliccia a mia madre. Pensa un po' ...
Ne e' passata di acqua.
Tra l'altro e' da tempo che sono contrario alle pellicce ...
Ma crescendo non ho avuto piu', o quasi, quella sfacciataggine che mi permetteva di fare tutto quello che mi passava per la testa.
Non ricordo neanche piu' l'ultima volta che ho ballato.
Ma sono sicuro che riuscirei a farlo di nuovo, per strada, senza una musica particolare,
solo con la cosiddetta atmosfera giusta, cosi', per il gusto di muovermi che non mi e' mai passato.

Nessun commento: